Sette lezioni da Wordle

di | 04 Marzo 2022

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Forse non hai mai giocato a Wordle, ma quasi sicuramente sai di cosa sto parlando.

Le regole del popolare gioco online sono semplicissime: l’utente deve indovinare una parola in cinque lettere andando per tentativi.

{T’avverto: se ti piacciono i cruciverba, sei a rischio dipendenza. Ne so qualcosa.}

Wordle è stato creato nel 2021 da uno sviluppatore gallese, Josh Wardle, come regalo per la fidanzata appassionata di enigmistica.

Da un paio di mesi è diventato l’ossessione quotidiana di centinaia di migliaia di persone, e nelle scorse settimane è stato acquistato dal New York Times.

Tra l’altro non è la prima volta che Wardle dà vita a una viral sensation.

Nel 2015 ideò un misterioso bottone collegato a un conto alla rovescia che fece andare gli utenti di Reddit fuori di testa, attirando milioni di persone in un esperimento collaborativo inutile ma di grande successo.

Nel 2017 invitò i redditor a disegnare un pixel colorato su una tavolozza digitale. L’iniziativa, chiamata Place, ebbe così tanto successo che costrinse i moderatori del forum a sospenderla dopo appena tre giorni.

Il risultato fu un maestoso affresco digitale che mescolava riferimenti artistici, meme e web lingo; se gli NFT fossero esistiti all’epoca, Wardle avrebbe probabilmente fatto il pieno di Ethereum.

Gli è andata meglio con Wordle, per cui il New York Times ha sborsato una cifra che non è stata resa pubblica, ma che dovrebbe collocarsi tra gli 1 e i 2 milioni di dollari.

Niente male per un giochino nato senza alcuna velleità di guadagno.

Ma questo è lo spirito di Josh Wardle, che potremmo definire un creator sui generis.

Oggi vorrei cercare di capire che cosa ha reso Wordle così popolare, attraverso una serie di 7 insegnamenti che chiunque lavori nel digitale – in qualsiasi ruolo e a qualsiasi livello – dovrebbe tenere a mente e segnarsi con il pennarello rosso da qualche parte. Almeno secondo me.

Dai, cominciamo.

1. La generosità è la chiave del successo.

Wordle è nato gratuito. “Non punta a fare nulla di losco con i tuoi dati o con la tua attenzione”, aveva spiegato il suo ideatore al Times. È una lezione: il 99% delle storie migliori della creator economy inizia come un gioco senza secondi fini, mosso da una genuina voglia di condivisione e da uno spirito di generosità. Nessun canale YouTube e nessuna newsletter – inclusa questa – ha coltivato il proprio pubblico grazie a una strategia basata sull’avarizia.

2. La migliore user experience è quella che ci lascia respirare.

A Wordle si accede in un click. Non ci sono registrazioni né frizioni di altro tipo. Pochi secondi, qualche istruzione di massima, e via: stai già giocando. L’esperienza è immersiva, focalizzata, pulita: senza pop-up invadenti, banner colorati, richieste di denaro, conti alla rovescia. È ‘conclusa’ a livello spaziale e temporale. Tutto il contrario dell’internet cui siamo abituati.

3. La scarcity genera abitudine.

A Wordle si può giocare una volta al giorno. Fine. Tutto il resto, cloni inclusi, sono esercitazioni in attesa della VERA PARTITA, quella che scatta allo scoccare della mezzanotte. Questo rito quotidiano basato sulla scarcity contribuisce a creare un’abitudine inconscia — una voglia che si manifesta tutto a un tratto, attorno alle 23:35 della sera. Nel flusso indistinto del content dentro cui ci muoviamo ogni giorno, invece, non ci sono più limiti, né attese, né aspettative create. Ed è un problema.

4. L’esperienza è migliore quando è condivisa.

La genialità di Wordle sta nel modo in cui avvicina i suoi utenti. Tutti i giocatori devono indovinare la stessa parola nello stesso momento, sempre. Questo crea un senso di competizione (sano, direi) e stimola la voglia di condivisione con il proprio network, il tutto con una semplicità disarmante. Nell’era delle Battle Royale su Fortnite, Wordle è un’esperienza primordiale di gaming condiviso.

5. La viralità richiede progettazione.

Condividere, ok, ma perché? Quando aveva lanciato Wordle, Wardle non aveva pensato a inserire una funzione di sharing nel prodotto. Dopo avere osservato i comportamenti degli utenti su Twitter – che raccontavano il numero di tentativi necessari a indovinare la parola del giorno, evitando di svelarla – decise a metà dicembre di costruire un meccanismo built-in di condivisione (i famosi quadratini colorati che vedi ovunque su Twitter) che avrebbe permesso a tutti di mostrare il proprio risultato senza spoiler.

6. I migliori early adopter, a volte, sono i family & friends.

Inizialmente, come sappiamo, il gioco era destinato unicamente alla compagna di Wardle, Palak Shah. Lo sviluppatore decise di rendere pubblico Wordle soltanto a ottobre del 2021, dopo averne notato il grande successo nel gruppo Whatsapp di famiglia. Inoltre, Shah ha aiutato Wardle a migliorare la lista delle parole da indovinare, eliminando quelle meno comuni e riducendo la lista da 12.000 a circa 2.500. A volte i tester migliori ce li hai già in casa.

7. L’ispirazione porta innovazione.

Il successo planetario di Wordle ha radici profonde — in particolare quelle di Mastermind o di Bulls & Cows, un tradizionale gioco casalingo su carta e penna. Esisteva già anche un Wordle digitale, un’app sviluppata qualche anno fa che giaceva dimenticata sull’Apple Store. Il successo del “nuovo” Wordle – che si può giocare soltanto via browser – l’ha fatta piombare in cima alle classifiche di download, generando profitti per decine di migliaia di dollari al suo sviluppatore, il 24enne Steve Cravotta, che in un primo momento non si era accorto dell’improvviso balzo di popolarità della sua vecchia creazione. Qualche giorno fa Cravotta e Wardle si sono parlati, e hanno deciso insieme di donare $50.000 del ricavato in beneficienza.

Wordle durerà?

Tutto passa, col tempo: anche l’ossessione per Ruzzle e per i fidget spinner.

Il gioco, intanto, è già stato clonato in mille modi: c’è un Wordle a tema Star Wars (Swordle), uno a tema Disney (Mickeyrdle), e delle versioni ad alto coefficiente di difficoltà in cui bisogna indovinare non una, ma rispettivamente 4 e 8 parole contemporaneamente (Quordle e Octordle).

Ah, poi ci sono le versioni in italiano (come questa o questa).

Resta un caso di successo planetario, da cui possiamo trarre insegnamenti interessanti su come funziona oggi il digitale.

E che possiamo “usare” per porci una serie di domande giuste, da applicare quando lavoriamo ai nostri progetti e prodotti editoriali e non solo.

Alla prossima Ellissi
Valerio

PS. Per ora, il New York Times sta mantenendo gratuito l’accesso al gioco — prendendosi, in cambio, i dati di utilizzo degli utenti. Vediamo se il giornale deciderà di includere Wordle nel suo pacchetto ‘Games’ (a pagamento), oppure se sceglierà una strada diversa. Intanto il livello di difficoltà del gioco si sarebbe alzato, e gira un certo malumore a riguardo.

Ciao, mi presento. Mi chiamo Valerio Bassan e lavoro come consulente di strategia digitale nel mondo dei media e del giornalismo, per clienti italiani e internazionali. Questo post è tratto da Ellissi, la mia newsletter settimanale. Iscriviti qui.

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